Qhubeka NextHash, Fabio Aru torna a parlare del ritiro: “Ogni giorno, penso sempre di più che questa sia stata la scelta giusta”
Fabio Aru non sembra avere intenzione di riconsiderare il proprio ritiro dal ciclismo a fine stagione. Dopo un periodo nel quale era tornato ad ottenere buoni risultati (secondo posto finale al Sibiu Tour e alla Vuelta a Burgos), il corridore della Qhubeka NextHash aveva a sorpresa annunciato il suo addio alle gare poco prima di prendere il via della Vuelta a España 2021, che sarà la sua ultima corsa da professionista. Dopo la prima settimana del GT spagnolo, il 31enne sardo, attualmente 16esimo in classifica generale con un ritardo di 7’30” dalla Maglia Rossa, non sembra aver cambiato idea sulla sua scelta, come emerge anche dalle dichiarazioni rilasciate a Cyclingnews.
“Ogni giorno, penso sempre di più che questa sia stata la scelta giusta – ha esordito Aru – Qui alla Vuelta ci sono 21 tappe, e questo mi permette di vivere ogni giorno un’emozione diversa. Forse fermarsi con una gara di un giorno sarebbe stato diverso. Qui hai diverse situazioni in giorni diversi, che sia il vento, il caldo, o lottare con i più forti in salita. E tutto questo mi sta aiutando ad affrontare questo cambiamento“.
“Non la vedo come una liberazione, la vedo solo come la fine di un capitolo – ha proseguito il sardo – Ovviamente questa è stata la mia vita per più di 15 anni e la bici, in un modo o nell’altro, rimarrà parte della mia vita, perché è stata la mia grande passione. Verrò a vedere qualche gara, forse, così rimarrà sempre parte della mia vita, ma è anche il momento di dedicare più tempo alla mia famiglia, di stare a casa. Sono troppo professionale per accettare di fare questo sport solo al 90%. Lo farò al 200% o non lo farò affatto”.
Le ultime stagioni, soprattutto per via di diversi problemi fisici, non sono state facili per il 31enne: “Sono stati anni difficili e ho sofferto molto, ma mi hanno anche insegnato a stare al mondo, perché la vita non è solo successo, ci sono anche battute d’arresto e bisogna superarle. Sono diventato una persona migliore rispetto a prima. Ovviamente avrei preferito vivere meno frustrazioni di quelle che ho vissuto, ma questo non ha influito sulla mia decisione di ritirarmi”.
Anche le critiche, soprattutto quelle interne (inevitabile pensare alla querelle con Giuseppe Saronni al Tour de France 2020), hanno contribuito a rendere più difficili queste ultime stagioni: “Onestamente, sì, le critiche mi hanno ferito. Le critiche esterne non mi hanno toccato, ma quando le persone che mi erano vicine quando ero all’apice mi hanno attaccato quando ho avuto problemi, mi ha fatto capire chi mi era veramente vicino e chi no“, ha concluso Aru.
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